Biogas, l’energia pulita che viene dalle mucche
Cambiamento climatico, anche l’agricoltura prova a giocare la sua parte nel campo delle energie rinnovabili attraverso il biogas
Gli allevamenti animali del territorio metropolitano di Torino potrebbero fornire energia elettrica pulita sufficiente a soddisfare le esigenze energetiche di oltre 100mila famiglie. Un dato che mette insieme la quota producibile da biogas e quella da pannelli fotovoltaici installati sui tetti dei fabbricati aziendali. Si tratta di ben il 4,5 per cento del fabbisogno energetico del Torinese: tutta energia pulita in grado di migliorare la qualità dell’aria di Torino.
Una prospettiva che ribalta l’immagine dell’allevamento animale e, più in generale, dell’agricoltura, come responsabile dell’inquinamento e delle sue conseguenze per la salute dei cittadini, e dell’effetto serra che genera il cambiamento climatico.
È quanto emerso lo scorso febbraio nel corso del convegno formativo che Coldiretti Torino ha organizzato nel capoluogo piemontese, dal titolo “Le stalle illuminano le città. La nuova frontiera dell’energia pulita prodotta dagli allevamenti” (link). Il convegno era patrocinato dal Disafa, il Dipartimento di scienze agricole, forestali e alimentari dell’Università di Torino.
All’iniziativa era presente l’imprenditrice agricola Mirella Abbà, titolare dell’azienda Cascina Impero di Favria Canavese e delegata provinciale di Coldiretti Donne Impresa Torino.
Per rimanere in tema agricolo, insieme alla sua famiglia Mirella Abbà ha segnato un solco: ha realizzato un innovativo impianto a biogas che utilizza il refluo di autoproduzione della Cascina Impero. Desiderosi di dare risalto alla storia imprenditoriale dell’azienda canavesana, abbiamo raccolto la voce di Mirella Abbà.
«Il primo nucleo della Cascina Impero nasce nel 1932, in epoca fascista. Era una zona boschiva e molto arida che passò attraverso un processo di bonifica. Nel 1952, mio nonno, all’epoca mezzadro, emigra da Cuneo e crea la propria azienda agricola, basata sulla zootecnia e la cerealicoltura.
Ad oggi abbiamo 500 vacche da latte, delle quali 220 sono in mungitura.
La Cascina è il nostro nucleo familiare, ad essa dobbiamo la nostra crescita lavorativa ed anche morale. Io e mio fratello Enrico siamo felici di avere mantenuto la voglia di dare continuità all’azienda. Inizialmente, avevo intrapreso una carriera universitaria nell’ambito dell’architettura, ma dopo due tirocini mi sono resa conto che il mio posto era nell’impresa di famiglia.
Proprio in occasione dei 70 anni dell’azienda, abbiamo inaugurato il nostro impianto a biogas, capace di produrre 300 Kw di elettricità. L’idea nasce da un problema concreto: la continua produzione di liquami e di letame comporta un elevato spazio di stoccaggio e difficoltà negli spandimenti. Abbiamo quindi guardato a quello che può essere funzionale all’interno di un’attività agricola moderna. Noi abbiamo sempre fatto i contoterzisti in altri biogas industriali e abbiamo capito che era arrivato il momento di lanciare una realtà nostra.
Grazie all’aiuto di alcuni tecnici e alle loro analisi di fattibilità del progetto, il 10 gennaio 2022 abbiamo avviato l’impianto.
L’80% dell’alimentazione è a costo zero, in quanto è costituito dagli effluenti. Il 20% è rappresentato da un sottoprodotto a costo ridotto, ossia i cereali coltivati marginalmente alle colture principali e usati come mangime per le nostre frisone: insilato di secondo raccolto di mais, triticale e sorgo. Il letame e il sottoprodotto vengono caricati in una tramoggia, mentre il liquame viene pompato in una prevasca. Tutto il materiale confluisce poi in due digestori, ossia delle vasche coperte che hanno la funzione di far fermentare rapidamente gli effluenti.
Il gas prodotto dentro i digestori viene recuperato attraverso dei condotti e arriva al motore depurato e filtrato. Una volta bruciato in un generatore insieme a dell’acqua, viene prodotta energia elettrica da immettere direttamente nella rete nazionale. Nelle nostre abitazioni siamo diventati autosufficienti dal punto di vista del riscaldamento: basta regolare con il termostato la temperatura del biogas, che ci arriva a 80 gradi.
Il recupero termico dell’acqua del motore ci permette inoltre di riscaldare gli abbeveratoi delle vacche, che di conseguenza stanno meglio e producono più latte».
Nella cascina si è creata un’economia circolare interna che ha reso la famiglia Abbà e la sua azienda indipendenti dal punto di vista energetico. Esiste anche un ultimo vantaggio, recuperato al termine del processo di fermentazione: «La parte finale della produzione è il digestato, un fertilizzante ecocompatibile e sostenibile, dalle eccezionali proprietà.
Il digestato liquido lo interriamo per favorire la semina. Permette l’abbattimento della dispersione dell’ammoniaca nell’aria ed evita il dilavamento. Il digestato solido è un fertilizzante inodore che usiamo per concimare i prati stabili. Oltre ad avere tutte queste qualità ed essere prezioso di sostanze organiche importanti, rappresenta una risorsa molto preziosa in un periodo storico in cui i fertilizzanti sono una materia diventata rara, a causa del conflitto in Ucraina».
Non ha dubbi Mirella Abbà riguardo alla decisione di inserire in azienda questa innovazione: «Abbiamo dimostrato che le stalle sono capaci di produrre elettricità e di garantire un contributo al servizio pubblico. Si è trattato di un investimento molto rilevante per il quale non abbiamo ricevuto nessun finanziamento, ma le risorse che abbiamo impiegato sono state in funzione di qualcosa che abbiamo ritenuto buono fare. Nonostante i miei iniziali dubbi, posso dire che lo rifarei e lo consiglio vivamente anche ai miei colleghi».
Il ruolo istituzionale all’interno di Coldiretti Donne Impresa Torino spinge Mariella Abbà a fare alcune considerazioni finali sul ruolo dell’agricoltura: «L’attività agricola merita la più ampia tutela. Penso che senza l’agricoltura il territorio andrebbe a rotoli. Essa è essenziale, non deve essere malvista e additata come inquinatrice.
L’agricoltura è la cura del territorio: noi agricoltori siamo dei piccoli custodi, tutti insieme cerchiamo di mantenere l’equilibrio della natura. In questo sistema ogni piccola azienda fa rete e fa territorio. Per me è importante far passare questo messaggio a chi vive in altri contesti e non si rende conto di cosa facciamo quotidianamente».