Crisi del mais piemontese: in un decennio calo del 32%
La coltivazione del mais piemontese sta attraversando un trend negativo; tra le cause non solo la siccità, ma anche la perdita di superficie coltivata
La siccità e il caldo anomalo del 2022 hanno portato numerosi problemi al comparto agricolo regionale. Una situazione difficile, toccata con mano dai maiscoltori piemontesi che nella scorsa stagione hanno visto un incremento dei costi di produzione dovuti proprio alle condizioni meteo sfavorevoli.
Secondo dati Istat la produzione di mais della Regione Piemonte è calata del 32% negli ultimi dieci anni. Le cause sono da ricercare, non solo nella siccità, ma anche nella perdita di superficie coltivata a granoturco. Se nel 2012 si contavano 194.807 ettari coltivati a mais, nel 2022 si è assistito a un calo del 33% che ha ridotto la superficie totale coltivata a 130.645 ettari.
Torino e Cuneo
Le prime due province piemontesi in termini di produzione di granoturco sono Torino e Cuneo. Entrambe presentano dati non incoraggianti.
La provincia di Torino ha subìto un calo della superficie totale coltivata a mais del 23% circa, passando dai 65.124 ettari del 2012 ai 49.900 ettari del 2022. Si calcola una decrescita del 36% sulla produzione.
L’altra provincia di riferimento per la produzione di granturco è il cuneese. Con i suoi 39.510 ettari coltivati è seconda solo alla provincia torinese. Negli ultimi dieci anni si è assistito a un calo del 35% della superficie coltivata (nel 2012 erano 61.040 ettari). Sempre nell’ultimo decennio si calcola una diminuzione del 30% della produzione, con un picco del -9% solo nello scorso anno.
Altre province
Il calo della produzione di mais e la riduzione della superficie totale coltivata riguarda anche le altre province piemontesi. Di seguito i dati Istat sul calo della superficie totale coltivata, riferiti agli ultimi dieci anni.
Vercelli è passata da una superficie totale di 12.989 ettari nel 2012 a 9.700 ettari nel 2022; Novara da 13.500 ettari a 6.814; Asti da 10.620 ettari a 7.390; Alessandria da 29.420 ettari a 15.990; Biella da 2.009 ettari a 1.250; Verbano-Cusio-Ossola da 105 ettari a 91.
Preoccupazioni e soluzioni
La preoccupazione per il trend negativo coinvolge, non soltanto i maiscoltori, ma anche le aziende produttrici di formaggi, carne e derivati. Il granoturco viene infatti impiegato come mangime per il bestiame e non solo per la produzione di farine destinate all’alimentazione umana. Quello del mais è quindi un comparto agricolo che sta alla base di prodotti di eccellenza e un suo impoverimento innescherebbe problematiche a catena per tutte le aziende coinvolte.
Inoltre il calo della coltivazione di granoturco non fa che aumentare la dipendenza dalla produzione estera.
Appare chiara la necessità di realizzare interventi per contrastare il fenomeno, favorire un aumento della produzione nazionale e garantire la qualità della filiera agroalimentare. Tra i possibili interventi è indispensabile un piano per l’accumulo delle risorse idriche, imprescindibili nella coltivazione del mais.
Fonte dati: Istat
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