L’impatto positivo di Costadoro
Giulio Trombetta, Ceo Costadoro: “Tutela dell’ambiente e impatto positivo sul territorio, la nostra ricetta per la sostenibilità”
Gestione dei processi, impatto sull’ambiente, ricadute sul territorio e sulle persone. Per Costadoro, l’azienda torinese produttrice di caffè di alta gamma, la sostenibilità rappresenta un asset. Lo certifica il Report di Impatto per l’anno 2023, recentemente presentato.
Proprio dal 2023, la torrefazione è B Corp (sono solo tre in Italia e le altre due sono Illy e Nespresso). Come sottolinea Giulio Trombetta, Ceo di Costadoro: «Il percorso è iniziato con l’avvento della nuova generazione in azienda e non mi riferisco solo ai miei figli, ma anche tra i soci e i dipendenti.
Quasi cinque anni fa i giovani hanno suggerito di diventare B Corp. Ammetto che all’inizio ero un po’ scettico, mi hanno spiegato cosa rappresentava, alla fine l’ho trovato interessante e gli ho detto: io lo finanzio, ma gestitelo voi. È stato un percorso di un paio d’anni, che ci è servito per interrogarci sula nostra sostenibilità, non solo ambientale, ma anche sociale, nei confronti di dipendenti, dipendenti, stakeholder».
Nell’aprile 2023 arriva la certificazione, che si rivela premiante anche a livello di business. «Costadoro produce la private label di Eataly, ci hanno scelto dopo una lunga fase di scouting, sicuramente per la qualità del nostro prodotto, ma il fatto di essere una B Corp ha sicuramente aiutato con il fondo inglese Investindustrial».
Il rapporto con i dipendenti. Il motore, dunque, sono stati i giovani, che hanno cambiato l’approccio al tema sostenibilità: non qualcosa che si deve fare, ma in cui si crede. «Se però fare la raccolta differenziata a casa è più facile, in azienda bisogna tenere conto di tutta una serie di equilibri. Nel rapporto con i dipendenti, abbiamo introdotto lo smart working e l’orario flessibile, perché funzioni sono necessari due elementi: fiducia nei dipendenti e onestà intellettuale da parte loro. Da noi ha funzionato bene fin da subito».
Inoltre, è stata introdotta una palestra aziendale, che organizza corsi due volte a settimana con personal trainer a disposizione. Lo sport oltre a far bene al fisico, diventa in questo caso un elemento attrattivo per l’azienda: «Oggi i giovani talenti non considerano il guadagno come unica discriminante nella scelta del posto di lavoro, guardano anche alla qualità della vita ed è importante considerare anche questo elemento».
Azienda locale, cuore locale. Non meno importante l’aspetto delle ricadute sul territorio. «Noi lavoriamo al 60% con l’estero, ma quello torinese è il nostro territorio di riferimento ed è importante ricordarlo sempre. Non esportiamo solo un prodotto, esportiamo anche la piemontesità».
Se da un lato si lavora alla promozione del territorio all’estero, dall’altro non si manca di porre attenzione alle ricadute su quel territorio, a diversi livelli. «Da un lato sosteniamo l’attività delle parrocchie per i giovani, dall’altro abbiamo avviato collaborazioni con il Politecnico di Torino, con lo IED e altre realtà torinesi, perché crediamo nell’importanza della formazione».
Impatto ambientale. Ultimo ma non meno importante, l’impatto ambientale. Tema che in azienda viene affrontato anche con soluzioni particolarmente innovative. «Credo che siamo la prima torrefazione che recupera il calore dai fumi delle tostatrici, per abbattere il consumo di gas naturale nello stabilimento e riscaldare l’impianto.
È un processo che abbiamo studiato con due società torinesi, Trigenia e Renovis: ci siamo accorti che avevamo una grande dispersione di calore in atmosfera dopo il processo di tostatura e ci siamo chiesti come potevamo recuperare tutta quella energia. Nel primo anno abbiamo ridotto di 25mila metri cubi le immissioni».
Inoltre, Costadoro recupera la pellicola argentea, la buccia del caffè, che prima era semplicemente uno scarto, oggi viene utilizzata per produrre biogas. «Puntiamo sulla circolarità, con l’obiettivo di buttare via il meno possibile».
Lavori importanti sono stati fatti anche sul packaging, tema complicato nel settore alimentare. «Tre anni fa abbiamo tentato un approccio talebano: abbiamo virato sugli imballi compostabili, ma abbiamo dovuto fare una parziale marcia indietro, perché oggi tecnicamente non offre le necessarie garanzie di salvaguardia del prodotto. Però abbiamo riconvertito tutto in imballi riciclabili al 100 per cento, monomateriali in plastica».
Tra gli obiettivi per il futuro, espressi nello Statuto B Corp, Costadoro si impegna a ridurre le emissioni di carbonio durante il processo di torrefazione e confezionamento, puntando far evolvere il proprio modello di business verso un’economia carbon neutral.
«Il B Corp non è un riconoscimento statico, si tratta di un percorso dinamico, che ci impone di migliorare ogni anno. Quindi, più in generale, cerchiamo ogni anno di affrontare il processo di produzione in maniera più virtuosa rispetto a quello precedente – conclude il Ceo Giulio Trombetta –.
Noi siamo una media impresa, di solito questo vuol dire accumulare le difficoltà tipiche tanto delle piccole quanto delle grandi aziende. In questo caso, però, è il nostro vantaggio: abbiamo una dimensione ottimale per essere attenti, flessibili e con la disponibilità economica necessari a intraprendere questo percorso. Ci aggiorniamo e cambiamo spesso, per cercare di essere sempre un passo avanti».