L’innovazione del Piemonte
Il presidente della Regione, Alberto Cirio, racconta come il Piemonte stia diventando un modello europeo per ricerca, innovazione e attrazione di investimenti strategici
Il Piemonte, terra di innovazione e antiche tradizioni manifatturiere, ha oggi un posizionamento strategico in Europa, grazie a una visione che punta a consolidare investimenti e sviluppare settori ad alto contenuto tecnologico.
Dal primato nella spesa nazionale per ricerca e sviluppo, all’attrattività per le multinazionali come Silicon Box, passando per i poli di eccellenza nell’aerospazio e nell’intelligenza artificiale, il presidente della Regione Alberto Cirio spiega come questa regione, ricca di competenze e know-how, stia affrontando la sfida della competitività internazionale e delineando una strategia di crescita a lungo termine.
Il Piemonte è per vocazione terra di innovazione, come possiamo trasformare quest’attitudine in un modello strutturato e duraturo?
«Dal 2004 il Piemonte è ai vertici nazionali per la spesa in ricerca e sviluppo, con un rapporto del 2,1 per cento sul Pil, rispetto alla media nazionale che è 1,5.
Sono numeri che si riferiscono agli ultimi dieci anni e che, quindi, impostano un modello di lungo periodo che sta dando dei risultati, come confermano anche i numeri del Rapporto Ambrosetti sull’attrattività del Piemonte, per il quale questa regione è la seconda in Italia per numero di imprese innovative, prima di Lombardia e Veneto ed è tra quelle leader nell’export dei settori ad alta tecnologia.
Questo patrimonio ha riflessi diretti sulla capacità di attrarre investimenti e dunque nuovi posti di lavoro. Pensiamo a Silicon Box, la multinazionale di Singapore che ha scelto Novara e il Piemonte per aprire la sua prima fabbrica in Europa, che si preannuncia ad altissimo livello tecnologico per riuscire a produrre chip più potenti di quelli attuali e a costi inferiori.
Lo fa perché qui c’è una filiera ricca in termini di competenze, manifattura e know-how. Questi aspetti sono al centro anche degli oltre 50 dossier di potenziali investitori che sono seguiti in questo momento da Ceipiemonte nei settori dell’aerospazio, dei microchip – settore per il quale il prossimo anno il Piemonte assumerà la presidenza dell’alleanza europea – dell’automotive, cleantech & greenbuilding, Ict, meccatronica, real estate e benessere».
Quali sono i pilastri su cui il Piemonte punta e investe, per posizionarsi a livello internazionale?
«La centralità del nostro territorio rispetto agli assi di comunicazione europei, la tradizione manifatturiera e di alta formazione, e la propensione all’innovazione, sono cruciali nel percorso di attrazione degli investitori.
È stato dimostrato anche nella missione di sistema che Regione, Città di Torino e Camera di Commercio hanno svolto a Londra in questo periodo: abbiamo incontrato aziende, fondi di investimento e le loro domande sono state tutte rivolte ad approfondire questi temi, perché sono una specificità piemontese.
I due corridoi europei, che per la parte italiana sono Tav e Terzo Valico, infatti, si incrociano qui e non altrove. Il sistema di formazione, università e centri di ricerca li abbiamo noi, così come una tradizione e una competenza manifatturiera che rappresentano il patrimonio di questo territorio, tale per cui – nonostante le difficolta della transizione ecologica, che si sentono qui come nel resto dell’Europa e del mondo – in Piemonte la manifattura continua a garantire un terzo degli stipendi».
Ci sono temi di innovazione in cui il Piemonte vanta preziose eccellenze. Si tratta però di settori in cui la competizione è con player di livello internazionale, come aerospazio o intelligenza artificiale. Come si può riuscire a far sentire la propria voce a livello internazionale?
«L’aerospazio è un settore in salute. Negli ultimi anni le aziende sono passate da 350 a 450, gli occupati da 20 a 35mila e il giro d’affari da 7 a 8 miliardi.
Dentro questi numeri c’è in parte anche l’assorbimento della crisi dell’auto, con aziende che hanno spostato dall’auto all’aerospazio una parte del loro business, ma c’è anche la potenza di una filiera – che si compone di grandi player ma anche di tante Pmi – che cresce e investe.
Cito ancora il Rapporto Ambrosetti per ricordare che il Piemonte copre il 28,6 per cento dell’export italiano in questo settore, ed è la prima regione in Italia. Per quanto riguarda l’intelligenza artificiale mi sembra che stiamo giocando una partita importante.
Il governo ha scelto il Piemonte come sede della Fondazione nazionale per l’intelligenza artificiale e questo contribuirà a far crescere – più di quanto non accada oggi – una filiera ad alto contenuto innovativo».
Ricchezza indiscutibile del nostro territorio è rappresentata dai poli universitari. Che ruolo giocano nella corsa all’innovazione del territorio e come li può affiancare e sostenere la Regione Piemonte?
«Come dicevo le università e i centri di ricerca sono un patrimonio prezioso del nostro territorio e il nostro obiettivo è promuoverli sempre di più. Nei dossier che presentiamo a potenziali investitori, il capitolo dedicato alla formazione e al sistema universitario che il Piemonte è in grado di offrire, rappresenta sempre un contenuto strategico.
Laureare uno studente a Torino e in Piemonte costa meno che in altre zone di Italia e d’Europa, e garantisce qualifiche migliori. Per questo, anche in sinergia con il Comune di Torino, stiamo lavorando per rendere sempre di più questo territorio attrattivo per gli studenti. In questi anni abbiamo fatto crescere le risorse regionali per il diritto allo studio in maniera esponenziale.
Siamo passati dai 40 milioni del 2018 ai quasi 100 di oggi. Mi piace in questo senso ricordare, anche se può sembrare fuori tema, che a gennaio Torino e il Piemonte ospiteranno le universiadi invernali, ovvero le Olimpiadi deli studenti universitari: sarà un ulteriore strumento per accendere un faro sul nostro territorio e mostrare agli studenti di tutti il mondo – che arrivano qui per le competizioni sportive o che le seguono da ovunque nel mondo – la bellezza del nostro territorio e la qualità del nostro sistema formativo».
Presentando il bando per il nuovo city branding di Torino, si è parlato della città come hub del Piemonte, porta di accesso alle diverse ricchezze del territorio. Potrebbe essere questa la strategia di presentazione dell’intero territorio a livello internazionale?
«Il Piemonte è unico nella sua offerta complessiva. Pochi luoghi al mondo possono vantare le montagne, le colline patrimonio Unesco, le città, i laghi.
Si tratta di un’offerta unica, di cui Torino rappresenta senz’altro un tassello fondamentale, ma non dobbiamo dimenticare gli altri territori. Mi spiego: l’enogastronomia vede le zone di Langhe Monferrato e Roero ai vertici della reputation internazionale, e questo ha per forza effetti positivi su Torino.
Lo stesso discorso vale al contrario: chi viene a Torino per le Atp, o per il Festival del Cinema o la settimana dell’arte, poi allunga il viaggio nelle Langhe o sui laghi.
E chi sceglie le montagne olimpiche per lo sci, poi visita anche le nostre splendide città. Questo è l’obiettivo a cui tendere, ma sul quale abbiamo già fatto passi avanti importanti. Per quanto riguarda il turismo, cresciamo anno su anno, e oggi il settore vale il 10 per cento del Pil».