• 05/12/2024

PoliTo: verso l’elaborazione di nuove soluzioni a problemi complessi

 PoliTo: verso l’elaborazione di nuove soluzioni a problemi complessi

Guido Saracco

Innovazione, formazione continua e IA. Ne abbiamo parlato con Guido Saracco, rettore del PoliTo, che auspica una necessaria sinergia tra tecnologia e umanesimo

Il Politecnico di Torino nasce nel 1859 ed è oggi la prima scuola di ingegneria in Italia, oltre a essere tra le migliori università tecniche europee per la formazione e la ricerca. Del suo ruolo chiave nei processi di innovazione e formazione continua abbiamo parlato con Guido Saracco, rettore del Politecnico.

Secondo lei, come si possono combinare contenuti tecnologici con l’attenzione al sociale e, quindi, allo sviluppo del capitale umano?

«Il capitale umano va formato per lavorare in un contesto in cui i singoli non fanno più la differenza. Sono i gruppi di lavoro interdisciplinari che oggi affrontano i progetti complessi. In questi progetti, le tecnologie hanno quasi sempre un ruolo fondamentale, specialmente quelle digitali, quelle legate alla sostenibilità e alla circolarità.

Per questo motivo, chi ha una formazione umanista o legata alle scienze sociali deve avere rudimenti di tecnologie e chi invece ha una formazione scientifica pura o associata alle tecnologie deve conoscere un minimo di dimensione umanistica e sociale. Solo in questo modo questi gruppi di lavoro interdisciplinari possono riuscire a dialogare con le controparti ed essere efficienti.

Per questo noi abbiamo deciso di “riformare” la formazione dei nostri ingegneri, introducendo corsi di etica, di sociologia, di economia, di diritto, oltre a corsi in cui si lavora in gruppi di progettazione o di individuazione di soluzioni a problemi complessi. Ciò consente loro di comunicare e relazionarsi con altri in gruppo e di sviluppare un pensiero critico che li aiuta a contestualizzare le tecnologie che sviluppano anche sotto il profilo dell’impatto sociale che hanno.

Ed è per questo che noi come Politecnico, essendo cultori delle tecnologie, abbiamo introdotto dei master per conferire visione sulle tecnologie e rudimenti su quello che potranno fare in futuro manager dell’industria oppure della pubblica amministrazione, del terzo settore o cooperatori internazionali. L’interdisciplinarietà deve avere un ruolo fondamentale, è necessario che si conosca un po’ delle altre dimensioni per essere migliori tecnologi e migliori operatori in questi gruppi di lavoro.

Ho scritto un libro con il filosofo Maurizio Ferraris che si chiama Tecno Sofia, dove mettiamo proprio insieme tecnologia e umanesimo per riuscire a elaborare delle nuove proposte di soluzioni ai problemi complessi che l’umanità si trova a dover affrontare in questo periodo storico, dalla sostenibilità alla salute».

PIEMONTE ECONOMY - PoliTo: verso l’elaborazione di nuove soluzioni a problemi complessi

Nell’ambito di questa formazione interdisciplinare, qual è il ruolo che svolge il rapporto con le imprese?

«È necessario co-progettare formazione nel senso che, specialmente a livello universitario, quello che capita è che non è più possibile riuscire da soli a formare degli efficaci professionisti, questo perché il mondo del lavoro ha delle dinamiche sempre più complesse. Tanto che il nostro motto, al Politecnico, è di insegnare ai nostri studenti a inventarsi il proprio lavoro, che dà un’idea di quanto possa essere complesso il mondo, ma anche ricco di opportunità.

Per questo motivo, nella compagine dei nostri professori abbiamo deciso di ospitare anche professionisti e imprenditori. Dato il rapido cambiamento che c’è nel mondo del lavoro – tenendo presente che ogni cinque anni cambiano il 50 per cento delle mansioni lavorative e delle tipologie di lavoro – vi è la necessità di rivedere periodicamente con le imprese i progetti formativi non solo nei contenuti, ma anche nelle pedagogie.

Per esempio, con Stellantis abbiamo firmato l’anno scorso un nuovo accordo triennale per un loro supporto a un progetto formativo, Ingegneria dell’autoveicolo, che cambia nei contenuti perché cambiano proprio le tecnologie che stanno a bordo dell’auto e le funzioni a cui l’auto assolve.

Offriamo anche altri due tipi di formazione che sono utili alle imprese: la prima è la formazione professionalizzante, che permette agli studenti di diventare tecnici dell’industria manifatturiera, permettendo loro di acquisire quelle competenze che sono necessarie per operare nell’industria 4.0.

L’altro tipo di formazione che offriamo è legata al fatto che ormai, sul lavoro, occorre aggiornarsi continuativamente: si tratta dell’upskilling. Questo lo facciamo tramite una società che abbiamo creato con le più grandi imprese del territorio, che si chiama Competence Center».

In questo periodo storico, il tema dell’intelligenza artificiale è molto dibattuto e ci sono posizioni polarizzate: chi l’accoglie con positività e chi la vede come qualcosa che potrebbe minare l’integrità dell’essere umano. Lei come si pone all’interno di questo dibattito?

«Come qualsiasi tecnologia – perché l’intelligenza artificiale è una tecnologia – è progettata dall’uomo che è responsabile degli algoritmi che le danno vita. Noi siamo convinti fortemente che non si debba fermare questo sviluppo, ma che debba essere controllato eticamente e regolamentato. All’uomo spetta sempre l’ultima parola, l’ultimo giudizio e l’ultima assunzione di responsabilità sui risultati che l’intelligenza artificiale restituisce. Inoltre, si deve fare in modo di avere un’intelligenza artificiale frugale, cioè che non consumi troppa energia.

Al momento, per estrarre informazioni da grandi masse di dati, l’intelligenza artificiale consuma fin troppa energia e questo è un danno collaterale molto grave e che non può essere tollerato.  Abbiamo un impegno con il pianeta da rispettare, che è quello di sconfiggere il riscaldamento globale».

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Martina Rossi

Coordinatrice editoriale

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