Quindici mostre da vedere in Piemonte a Natale
Quindici mostre che spaziano dall’arte pittorica di varie epoche e stili, fino all’arte fotografica e a quella cinematografica
Il sistema culturale piemontese a Natale offre molteplici occasioni per immergersi nell’arte e nella cultura visiva. La parte del leone la fa Torino, capoluogo del Piemonte e prima capitale d’Italia, vivace polo culturale che a Natale accoglie residenti e visitatori con un ricco patrimonio di eventi.
“Liberty. Torino Capitale”, a Palazzo Madama
Uno degli obiettivi della mostra è favorire l’ingresso di Torino nel RANN (Reseau Art Nouveau Network) di Bruxelles e la sua candidatura a Città Patrimonio Mondiale UNESCO per il Liberty, stile che si affermò nella città sabauda già nel 1902 con l’inaugurazione della grande Esposizione d’Arte Decorativa Moderna.
Torino accoglie un numero sorprendente di edifici stile Liberty, circa 500. Di questa stagione europea assai feconda nel proprio superare il naturalismo in nome di un simbolismo decorativo, la mostra di Palazzo Madama rende conto con grandi sezioni strutturate intorno a una parola chiave: metamorfosi.
Il passaggio tra Ottocento e Novecento può, infatti, essere considerato quale un grande processo di metamorfosi estetica, sociale, geopolitica. Le declinazioni del Liberty analizzate nei più diversi contesti, dal domestico all’industriale e dal privato all’urbanistico. All’esposizione si accompagna il ricco programma off Libertyamo, orientato al massimo coinvolgimento della città e dei cittadini alla riscoperta delle proprie radici e dell’eccezionalità del contesto architettonico della loro quotidianità.
La mostra, in programma fino al 10 giugno 2024, è curata dalla SIAT – Società degli Ingegneri e degli Architetti in Torino. Tutti i dettagli sono sul sito ufficiale di Palazzo Madama.
“Omaggio a Mirò”, al Mastio della Cittadella
In occasione del quarantesimo anniversario della morte dell’artista catalano, negli spazi espositivi dell’ex fortezza sabauda Mastio della Cittadella sono esposte circa 100 opere tra ceramiche, litografie, acqueforti e dipinti, provenienti da collezioni private. Il nucleo di opere ricopre un periodo di sei decenni della carriera dell’artista ed include anche libri, documenti e una sezione multimediale.
Il percorso della mostra, in programma fino al 14 gennaio 2024, è suddiviso in 7 aree tematiche: Ceramiche, Poesia, Litografie, Pittura, Derrier le Mirroir, Manifesti e Musica.
Molte delle opere rimandano ai linguaggi pittorici sviluppatasi tra gli Anni Venti e Trenta, un periodo particolarmente dinamico, che portò Joan Miró a confrontarsi con Pablo Picasso, Tristan Tzara e Marx Ernst e portarono Mirò a sviluppare una espressività che, ispirata dalle pitture rupestri, dall’immaginario africano e dalla spiritualità, creò nuovi codici comunicativi attraverso la pittura.
Ai dipinti, acquerelli, disegni, sculture, ceramiche, litografie, acqueforti, si affianca anche un lavoro fotografico che restituisce al pubblico un inedito “ritratto” dell’artista nel suo privato, firmato da Man Ray.
Da segnalare un grande arazzo lavorato dalla celebre arazzeria Scassa di Asti, unica al mondo a ricreare le opere commissionate filo su filo con una ricerca dei colori originali.
Per informazioni consultare il sito ufficiale della mostra.
“La Prima Monna Lisa”, alla Promotrice di Belle Arti (Parco del Valentino)
La Mona Lisa Foundation presenta la Prima Monna Lisa, il dipinto della donna fiorentina Lisa del Giocondo, realizzato circa dieci anni prima dell’iconica “Monna Lisa” del Louvre.
Il dipinto è stato presentato ai media nel 2012 dalla Mona Lisa Foundation, che ha divulgato i risultati di oltre 35 anni di studi. Evidenze storiche dimostrano che ci sono sempre state due versioni della Monna Lisa di Leonardo da Vinci. Leonardo realizzava infatti i suoi dipinti spesso in più versioni, esempi ne sono la sua Vergine delle Rocce, la Madonna del Fusi e la Madonna col Bambino.
La “Prima Monna Lisa” viene raccontata in una mostra multimediale e interattiva: filmati con ricostruzioni storiche permettono ai visitatori di esaminare le prove scientifiche e storiche a supporto dell’attribuzione del dipinto a Leonardo da Vinci, immergendosi nel mondo e nell’arte di Leonardo, di Monna Lisa (scoprendo chi è realmente la donna più famosa dell’arte di ogni tempo) e del Rinascimento italiano.
Per la mostra è stata realizzata dalla Facoltà di Architettura di Firenze, in collaborazione con la UICI (Unione Italiana dei Ciechi e degli Ipovedenti) Sezione di Firenze, una doppia immagine in 3D che potrà permettere anche ai non vedenti di accedere al volto dei due grandi dipinti dedicati alla Monna Lisa.
Per informazioni sulla mostra, aperta fino al 26 maggio 2024, consultare il sito ufficiale.
“Hayez. L’officina del pittore romantico”, alla GAM di Torino
Il genio romantico di Francesco Hayez raccontato in un percorso originale che pone a confronto dipinti e disegni, con oltre 100 opere provenienti da prestigiose collezioni pubbliche e private cui si aggiungono alcuni importanti dipinti dell’artista custoditi alla GAM, come il Ritratto di Carolina Zucchi a letto (L’ammalata) e l’Angelo annunziatore.
Aperta al pubblico fino al 1° aprile 2024, l’esposizione è organizzata in collaborazione con l’Accademia di Belle Arti di Brera, da cui proviene un importante nucleo di circa cinquanta disegni e alcuni tra i più importanti dipinti.
Oltre alle opere inedite o poco viste, si potranno ammirare in mostra alcuni dei capolavori più popolari, come La Meditazione dei Musei Civici di Verona e L’Accusa segreta dei Musei Civici del Castello Visconteo di Pavia, cui è accostato Il Consiglio alla Vendetta, prestigioso prestito proveniente dal Liechtenstein Museum di Vienna.
Il percorso espositivo inizia dagli anni della formazione tra Venezia e Roma, dove Hayez ha goduto della protezione e dell’amicizia di Canova, fino alla prima affermazione a Milano e alle ultime prove della maturità. Una speciale sezione focus è dedicata ai disegni per la Sete dei Crociati, eseguita tra il 1833 e il 1850 e destinata al Palazzo Reale di Torino, dove si può ancora ammirare.
Informazioni dettagliate sul sito ufficiale dell’evento.
“Turner. Paesaggi della Mitologia” alla Reggia di Venaria Reale
La mostra, in programma fino al 28 gennaio 2024, attinge dalla vasta collezione di opere dell’artista conservate alla Tate UK. Contando una quarantina di pezzi, la selezione include suggestivi e imponenti dipinti a olio (realizzati da Turner per essere esposti alla Royal Academy di Londra), ma anche schizzi a olio e acquerelli più piccoli in cui l’artista diede libero sfogo alla propria creatività nella riproduzione dei paesaggi, ispirandosi ai temi della mitologia classica.
In attività durante la prima metà del XIX secolo, Joseph Mallord William Turner (1775-1851) è uno degli artisti britannici più amati e conosciuti. È famoso per la notevole varietà di dipinti paesaggistici, la straordinaria inventiva e l’uso espressivo del colore.
Turner, dopo due viaggi in Italia compiuti nel 1819 e nel 1828, e influenzato da Richard Wilson, artista britannico che nella seconda metà del Settecento visse per un lungo periodo tra Roma e Napoli, iniziò a scegliere i paesaggi italiani (reali o generici) come sfondo per i suoi soggetti mitologici scegliendo colori più intensi e ricchi effetti di atmosfera.
“Mimmo Jodice. Senza tempo”, alle Gallerie d’Italia di Torino
La mostra, a cura di Roberto Koch, è il secondo capitolo del progetto “La Grande Fotografia Italiana”, avviato nel 2022 con la mostra di Lisetta Carmi. Questo progetto nasce con l’intento di realizzare un omaggio ai grandi maestri della fotografia del nostro paese.
I progetti espositivi prevedono il coinvolgimento anche di un altro artista accanto all’autore scelto: in questo caso Mario Martone, celebre regista e autore, ha diretto e realizzato un filmato documentario sulla vita di Mimmo Jodice, suo amico e concittadino, che viene mostrato nelle sale espositive per la prima volta.
Nato a Napoli nel 1934, Jodice si avvicina alla fotografia attratto dalla sua capacità di creare visioni. È un processo raffinato e intimo, che si nutre delle sue memorie personali, di un’esistenza vissuta in una città come Napoli, sfolgorante e segreta, fatta di luoghi e memorie da svelare e comprendere. In sintesi, alla capacità unica di Mimmo Jodice di mostrarci la realtà vista attraverso il filtro di un tempo diverso e sospeso, è dedicata la mostra, aperta fino al 7 gennaio 2024.
“Michelangelo Pistoletto. Molti di uno”, al Castello di RivoliAllestita negli spazi della Manica Lunga e realizzata a stretto contatto con l’artista, la mostra è incentrata su Molti di uno, una grande opera inedita che si pone come dispositivo attraverso il quale rileggere l’arte di Pistoletto, nato a Biella nel 1933.
Tra gli artisti che hanno ridefinito il concetto di arte a partire dalla metà degli anni sessanta del secolo scorso, Pistoletto fin dalla prima metà degli anni cinquanta si interroga sul concetto dell’identità personale e intraprende la via dell’autoritratto come espressione emblematica del suo pensiero.
Molti di uno è una città dell’Arte strutturata come architettura percorribile e composta da 31 uffici o stanze. Disegnati come spazi aperti e collegati tra loro, gli uffici includono arte, industria, moda, comunicazione, scienza, storia, ecologia, politica, economia, filosofia, sport, gioco, natura, spiritualità, architettura, urbanistica, tecnologia, multiverso, spazio, psicanalisi, nutrimento, agricoltura, trasporti, Internet, medicina, educazione, religione, lavoro, sepoltura, guerra, diritto.
Presentando le principali attività della città dell’Arte, nelle parole dell’artista, l’installazione “rende visibile la struttura reale della società”. I 31 uffici sono tra loro comunicanti e interconnessi attraverso una serie di porte, ciascuna recante sull’architrave l’indicazione dell’attività specifica. Estendendo un ulteriore capitolo della ricerca di Pistoletto, le porte riprendono il Segno Arte.
Tutti i dettagli a questo link
“Il mondo di Tim Burton” al Museo del Cinema di Torino
Questa grande mostra immersiva è una sorta di viaggio esclusivo nella mente di un genio creativo, l’esplorazione definitiva della produzione artistica, dello stile inimitabile e della prospettiva specifica di Tim Burton.
Suddivisa in 9 sezioni tematiche, presenta oltre 500 esempi di opere d’arte originali, raramente o mai viste prima, dagli esordi fino ai progetti più recenti, passando per schizzi, dipinti, disegni, fotografie, concept art, storyboard, costumi, opere in movimento, maquette, pupazzi e installazioni scultoree a grandezza naturale.
Un’ambientazione suggestiva condurrà i visitatori e i fan a immergersi nello straordinario universo di Tim Burton, sperimentando un approfondimento della sua sensibilità e scattando foto con la figura del Balloon Boy, e si avrà la possibilità di esplorare l’esatta replica dello studio personale dell’artista insieme a uno speciale sneak peek di progetti attuali o non realizzati.
La mostra è allestita alla Mole Antonelliana, sede del Museo Nazionale del Cinema.
“Banksy, Jago, TvBoy e altre storie controcorrente” a Biella
La mostra racconta la contemporaneità attraverso gli occhi di alcuni tra i più influenti artisti viventi. Ospitata nelle due sedi di Palazzo Gromo Losa e Palazzo Ferrero – oltre a Banksy, Jago e TvBoy da cui prende il titolo – l’esposizione presenta anche altri artisti celebri e conosciuti a livello internazionale: da Liu Bolin, David LaChapelle, Takashi Murakami, Mr Brainwash, Obey fino ai noti italiani Angelo Accardi, LAIKA, Marco Lodola, MaPo, Laurina Paperina, PAU, Andrea Ravo Mattoni, Rizek e Giuseppe Veneziano.
Tutti protagonisti di un’arte pubblica e sociale che è diventata ormai un linguaggio accessibile, diretto e di denuncia, in cui lo spettatore può immedesimarsi, perché parlano di una realtà contemporanea che ci appartiene.
La mostra racconta storie “controcorrente”, ci parla di vita, di morte, di ingiustizia sociale, di guerre, narrate ora con spirito canzonatorio, ora con maestria lirica o anche con un deciso tono di attacco. Quello che è sicuro è che il messaggio non è mai banale né scontato, scuote le coscienze, indigna, commuove.
Hanno creato una rottura con i riferimenti classici del mondo dell’arte e della sua fruizione, rifiutando di entrare a far parte di un sistema chiuso ed escludente. Ironia della sorte, questi artisti ribelli con le loro opere e la narrazione che li identifica, sono diventati molto ricercati e attualmente sempre più centrali nell’interesse del pubblico e dei musei e centri d’arte contemporanea.
“Inge Morath. L’occhio e l’anima”, al Filatoio di Caraglio (Cuneo)
La mostra celebra, nel centenario dalla nascita, la prima fotogiornalista nella storia dell’agenzia fotografica Magnum Photos e svela il profondo e mai convenzionale sguardo sulla realtà di una donna, consacrata fra le più importanti fotografe del XX secolo.
Inge Morath è stata, prima di tutto, una viaggiatrice. Suo marito, Arthur Miller, ha così descritto questa sua attitudine: “Inge inizia a fare i bagagli non appena vede una valigia”. Nel corso della sua carriera ha realizzato reportage fotografici in Spagna, Medioriente, America, Russia e Cina.
Non ha affrontato mai questi viaggi con superficialità, bensì con serietà, studiando la lingua, le tradizioni e la cultura di ogni regione dove si recava. Era capace di parlare correntemente tedesco, inglese, francese, spagnolo, rumeno, russo e mandarino. Che si trattasse di persone comuni o personaggi pubblici il suo interesse era identico e s’indirizzava sempre verso l’intimità di ciascuno.
Imparò molto da Henri Cartier-Bresson con cui collaborò in importanti reportage. Il suo stile fotografico affonda le sue radici negli ideali umanistici conseguenti alla Seconda Guerra Mondiale, ma anche nella fotografia del “momento decisivo”, così come l’aveva definita Cartier-Bresson.
“Fotografia è donna”, a La Castiglia di Saluzzo (Cuneo)
Donne fotografe, autrici di immagini attraverso cui esprimono la propria visione del mondo, interpretandone società, costumi e culture con le lenti della femminilità.
Donne fotografate, immortalate da scatti che ne ritraggono sia l’esistenza intima sia l’impegno pubblico, e il cui corpo, con la sua presenza e le sue posture, diventa centrale nel racconto del cammino verso l’emancipazione.
Le une come le altre, donne protagoniste del processo di evoluzione e riscatto del proprio ruolo nel corso degli ultimi settant’anni, raccontato con intensità dalla mostra “Fotografia è donna. L’universo femminile in 120 scatti dell’agenzia Magnum Photos, dal Dopoguerra a oggi”, visitabile fino al 25 febbraio 2024, nelle sale de La Castiglia di Saluzzo.
L’esposizione si sviluppa lungo un percorso costituito da sei nuclei tematici, ai quali è affidato il compito di descrivere la vita delle donne, esplorandola da altrettanti punti d’osservazione e proponendone una narrazione corale che conduce all’essenza della condizione femminile, immortalata nei più disparati luoghi del mondo e in epoche diverse.
Spazio e tempo si intrecciano così in un’indagine sui grandi cambiamenti sociali che hanno caratterizzato la seconda metà del XX secolo e i primi decenni di XXI, un continuo oscillare fra vicende individuali ed episodi d’attualità che si sviluppa affrontando il contesto familiare, la crescita, l’identità, i miti della bellezza e della fama, le battaglie politiche e la guerra.
“Charles M. Schulz, una vita con i Peanuts”, allo Spazio Inn@vazione di Cuneo
L’esposizione permetterà ai visitatori di entrare in dialogo con la vita di Schulz e di immergersi nel mondo ideato dal fumettista: storia, timeline e curiosità verranno raccontate attraverso oggetti, videowall e applicazioni interattive.
Uno spazio della mostra sarà dedicato ai più piccoli per conoscere i personaggi di Schulz in chiave ludica e interattiva, interagendo anche attraverso frasi celebri e disegni. L’esposizione è realizzata in associazione con il Charles M. Schulz Museum di Santa Rosa in California ed è curata da Federico Fiecconi, esperto di immaginario disegnato.
Fiecconi ha concepito per l’Associazione culturale CUADRIquesta esperienza immersiva partendo dall’incontro con Schulz avvenuto nei primi anni ’80 nel suo studio in “One Snoopy Place”, a Santa Rosa, nella California del Nord.
Sull’onda lunga di quell’incontro con Schulz, la mostra di Cuneo oggi intende regalare ai visitatori l’emozione di trovarsi anch’essi a tu per tu con quello che viene da molti considerato non soltanto il più grande cartoonist del XX Secolo, ma è stato addirittura definito l’autore della più lunga storia illustrata mai raccontata nella storia dell’umanità.
“La Canestra di Caravaggio. Segreti ed enigmi della Natura Morta”, a Palazzo Mazzetti di Asti
L’esposizione vede protagonista indiscusso il celebre capolavoro del Merisi eccezionalmente prestata dalla Pinacoteca Ambrosiana di Milano.
Una mostra unica nel suo genere che – a cura dello storico dell’arte Costantino D’Orazio – racconta la nascita e l’evoluzione nel tempo della Natura Morta, genere pittorico che, nell’intera Storia dell’Arte italiana, viene inaugurato da Caravaggio proprio con la sua celebre Canestra di frutta (1597-1600).
Da un Caravaggio agli inizi della sua carriera l’opera viene acquisita dal Cardinale Federico Borromeo alla fine del Cinquecento e poi donata dallo stesso prelato milanese alla Biblioteca Ambrosiana nel 1607.
Il successo di questo quadro è talmente immediato da produrre la nascita di un genere, che nella mostra verrà indagato attraverso oltre venti preziose tele prestate da prestigiose collezioni private – come la collezione Pallavicini e la collezione Cremonini – e da vari e importanti musei (dalla Galleria Borghese alla Venaria Reale), esempi significativi appartenenti sia all’iconografia precedente alla Canestra sia dipinti dopo l’apparizione della “fiscella” di Caravaggio.
“Boldini, De Nittis et les italiens de Paris” al Castello di Novara
L’evento, organizzato congiuntamente da Associazione Mets – percorsi d’arte, Comune di Novara e Fondazione Castello di Novara, sarà dedicato ad alcuni degli artisti italiani più noti e amati dal grande pubblico, conosciuti internazionalmente come Les italiens de Paris, primi tra tutti il ferrarese Giovanni Boldini (1842-1931) e il barlettano Giuseppe de Nittis (1846-1884).
La curatela della rassegna è stata affidata a Elisabetta Chiodini, storico dell’arte indipendente, studiosa di arti figurative e di storia del costume e della moda, esperta di arte italiana tra la seconda metà dell’Ottocento e i primi decenni del Novecento.
Il percorso espositivo, articolato in otto sezioni, segue come di consueto l’andamento delle suggestive sale del Castello e si propone di illustrare, attraverso confronti dal ritmo serrato e stimolante, il lavoro dei pittori italiani di maggior successo attivi nella Parigi del secondo Ottocento e del primo Novecento. Le opere in mostra, provenienti da collezioni pubbliche e private, saranno circa una novantina.
“Il gran teatro della luce. Tra Tiziano e Renoir”, ai Musei civici di Domodossola
La luce è la protagonista indiscussa di questa esposizione, ricercata e analizzata nelle diverse declinazioni che nei secoli gli artisti, tra l’Italia e le Fiandre e tra il Seicento e il Novecento, hanno immortalato sulla tela: una luce che è anche testimone dello scorrere del tempo e che viene indagata nella sua portata tecnologica, viaggiando tra rappresentazioni di paesaggi e visioni a lume di candela fino ad arrivare alla luce elettrica, l’artificio luminoso che proprio nella Val d’Ossola trova la sua consacrazione in quanto territorio ideale per la costruzione delle centrali idroelettriche.
Sono quarantacinque le opere in mostra, che si snodano all’interno delle navate di Palazzo San Francesco in un allestimento pensato e realizzato dall’architetto e light designer Matteo Fiorini di Studio Lys; un innovativo percorso luminoso che utilizza anche i materiali dell’Ossola, come la pietra di serizzo, e che accompagna il visitatore in una ‘meditazione’ guidata per gli occhi e per la mente, consentendogli di immergersi in una quinta scenica dove la luce fa da padrona.