• 02/04/2025

Fabermeeting: creativi digitali incontrano le aziende

 Fabermeeting: creativi digitali incontrano le aziende

Torna il Fabermeeting, il 17 e 18 novembre, una due giorni a numero chiuso di incontri, workshop e seminari

 

Un concorso e una due giorni di incontri per far incontrare creatività digitale e impresa. Questa è la versione breve. Dal 2007, Faber e Fabermeeting mirano a promuovere la conoscenza e la diffusione di mezzi e strumenti legati alla creatività digitale come risposta alle nuove sfide sociali e imprenditoriali.

Diventano punto di incontro tra creativi digitali e aziende, con un fruttuoso scambio di idee, competenze e opportunità. Fermo da 5 anni, a causa del Covid, la macchina di Faber si è rimessa in moto quest’anno, «inaspettatamente – commenta il direttore Carlo Boccazzi Varotto –. Si è rimessa in moto per la pressione da parte delle aziende, che è sempre un segnale positivo».

E allora è ripartito il concorso, a cui è possibile partecipare fino al prossimo 16 luglio, e a novembre (venerdì 17 e sabato 18 negli spazi di Toolbox) torna il Fabermeeting, una due giorni a numero chiuso di incontri, workshop e seminari, che rappresenta il premio del Faber e offre ai vincitori la possibilità di partecipare a momenti di incontro e scambio con le imprese partner, esperienze retribuite presso le stesse aziende e il sostegno ai progetti proposti. Dall’altro lato, per le aziende, Faber rappresenta l’occasione per trovare le risposte a bisogni di innovazione specifici, nuovi linguaggi o nuovi approcci alla tecnologia.

Piemonte Economy - Fabermeeting: creativi incontrano le aziende
Carlo Boccazzi Varotto

Da quando tutto è partito, nel 2006, il contesto è molto cambiato, soprattutto in ambito digitale. Carlo, come si è adattato Faber?

«Quando siamo partiti, l’idea era provare a scovare un sistema di talenti digitali che si muovevano al di fuori dei contesti strutturati. Spesso autodidatti, senza attestati, che quindi avrebbero fatto fatica a presentarsi a un’azienda, ma con competenze reali e spesso idee innovative. Abbiamo pensato che far presentare un lavoro concreto ai partecipanti fosse un buon metodo per introdurli alle aziende e ha funzionato.

Oggi il contesto è completamente diverso, l’offerta formativa nel campo è molto forte, ma sono emersi altri bisogni. Intanto, il saper fare non passa dal curriculum o da un certificato, è più utile poter toccare con mano. E poi, se prima si lamentava una carenza di formazione, adesso si fa notare che spesso la troppa formazione crea omologazione. Resta quindi la necessità di riuscire a trovare talenti grezzi, in grado di portare vera innovazione. E Faber continua a godere di popolarità verso le aziende per questa sua capacità di scouting».

Questa sesta edizione si porta dietro una grande novità: non solo aziende coinvolte, ma anche enti del terzo settore. Come è nato questo allargamento?

«Da sempre, i lavori presentati al Faber hanno una forte connotazione sociale.

Cosa che trovo un bel segnale: i ragazzi tra 20 e i 30 anni ritengono questi temi importanti. Spesso si tratta di idee molto buone, ma di cui è difficile trovare un’immediata ricaduta, abbiamo quindi iniziato a pensare come coinvolgere realtà che potessero aiutarci in questo senso. Si aggiunga il fatto che molti enti del terzo settore hanno iniziato a strutturarsi come aziende tradizionali e sono interessati a incontrare nuovi mondi e nuove idee e il risultato è stato quasi inevitabile.

Così, oltre alle aziende che si occupano di comunicazione digitale, quest’anno avremo una presenta del terzo settore, grazie alla collaborazione avviata con Torino Social Impact. E l’idea è piaciuta molto anche alle aziende tradizionali».

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Dovendo fare un bilancio su questi 15 anni di Faber, qual è a sua valutazione?

«Decisamente positiva, ce lo ha dimostrato l’entusiasmo con cui le aziende hanno accolto questa nuova edizione. E ce lo conferma un sondaggio che abbiamo diffuso tra i partecipanti alle precedenti edizioni durante il Covid. Più del 90% di coloro che ci hanno risposto, hanno detto che Faber è stato fondamentale, non per trovare lavoro direttamente, ma per rafforzare il loro posizionamento nel mondo del lavoro. Per molti è stato il punto di partenza per far succedere delle cose, creare contatti e opportunità. Che è poi il senso alla base di Faber».

E poi lo confermano alcune storie di successo, come quella di Matteo Rostagno, che quest’anno sarà tra i relatori del Fabermeeting.

«Matteo ha vinto il premio Faber nel 2011, oggi risiede a Londra dove è direttore creativo di Media.Monks. Sarà il keynote speaker del Fabermeeting, credo sia un bel segnale il fatto che torni qui, a portare la sua esperienza e restituire parte di quello che il Faber gli ha dato».

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Con Matteo veniamo al Fabermeeting. Programma in fase di chiusura, come sarà strutturato l’evento?

«Saranno due giorni con workshop molto brevi, mirati a fornire lo stato dell’arte su alcune tematiche centrali nella comunicazione digitale: l’IA ovviamente, ma anche gli open data, le comunità digitale, design gaming.

Tra gli ospiti avremo anche i produttori del cartone animato di Zerocalcare. Poi ci saranno incontri orizzontali, i “meet & work”, in cui si affronteranno diverse tematiche in modo più partecipato: tornerà anche qui l’AI, ma si parlerà anche di creative economy o di come sta cambiando il giornalismo. E poi avremo due tavole rotonde verticali. C’è un’altra possibile novità rispetto alle precedenti edizioni: gli appuntamenti restano a numero chiuso e solo per gli iscritti, ma stiamo pensando di aprire al pubblico le tavole rotonde e il keynote di Rostagno».

 

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Luca Indemini

Giornalista specializzato in tecnologia e innovazione

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