Ascom al fianco degli imprenditori
Ascom al fianco degli imprenditori, ma le istituzioni facciano la loro parte
Tra le difficoltà, il terziario torinese resiste. «Sono tempi incerti, ma c’è speranza per il futuro». Queste parole di Pierluigi Ascani, presidente Format Research Srl, riassumono in estrema sintesi il report sullo stato di salute del terziario torinese, realizzata su input di Ascom
E per affrontarle questi tempi incerti è necessario il sostegno delle istituzioni. Lo sottolinea con forza Maria Luisa Coppola, presidente Ascom: «Noi siamo al fianco degli imprenditori, per supportarli, ma non possiamo essere da soli: le istituzioni devono fare la loro parte sburocratizzando, agevolando e sostenendo anche materialmente. Confidiamo nel rilancio del progetto MIP (mettersi in proprio) a sostegno delle nuove imprese. Dalla Regione Piemonte abbiamo ottenuto il riconoscimento dei DUC (distretti urbani del commercio), inoltre stiamo lavorando per estendere il riconoscimento di negozi storici anche a quelle strutture attività con meno di 100 anni di attività, che però hanno un forte radicamento sul territorio».
Il terziario torinese
Le imprese extra agricole in provincia di Torino sono 168.126, le imprese del terziario costituiscono il 70% del totale. Nel 2022 però è calato il numero delle nuove iscritte (dalle 79 del 2021 a 69) e parallelamente sono aumentate le cessazioni di impresa (da 72 nel 2021 a 80).
Ciononostante, migliora l’indicatore relativo alla fiducia delle imprese circa l’andamento dell’economia italiana e cresce anche la fiducia relativa all’andamento economico della propria impresa (l’indicatore è pari a 47, due punti sopra la media italiana) e si stima un’ulteriore crescita in vista dei rilevamenti di marzo.
Positivo anche l’indicatore dei ricavi delle imprese del commercio, del turismo e dei servizi: per il 16% degli imprenditori i ricavi sono migliorati (erano il 14% a settembre), sono rimasti uguali secondo il 60% (contro il 53% di settembre) e scendono dal 33% al 24% coloro che li ritengono diminuiti.
Nota dolente i prezzi praticati dai fornitori, che sono peggiorati secondo il 63% degli imprenditori (ma era l’81% a settembre). Questo comporta una riduzione dei margini per non dover caricare eccessivamente sul cliente finale gli aumenti. Rimane tendenzialmente stabile la situazione occupazionale.
Dati interessanti sono quelli relativi a liquidità e credito. Aumentano le imprese che hanno chiesto credito negli ultimi tre mesi (tra questi, il 22% per effettuare investimenti), ma cala la percentuale delle imprese che riceve dal sistema bancario il credito di cui ha bisogno (si passa dal 65% di settembre, al 56% attuale), con una curva di irrigidimento che sale dal 24 al 28%.
Cambiano i consumi
Il report analizza anche la percezione del cambiamento dei consumi. Per il 64,4% delle imprese si sono verificati cambiamenti significativi delle abitudini di acquisto e bar e ristoranti sono le realtà lo percepiscono maggiormente (68,2%).
Una possibile chiave di lettura va ricercata nello smart working, che ha di conseguenza modificato le abitudini della pausa pranzo. In centro a Torino, si aggiunga poi lo spostamento degli uffici della Regione Piemonte dal centro al grattacielo in zona Lingotto, che sposterà di conseguenza almeno una parte dei consumi.
Cambia anche la frequenza degli acquisti, diminuita secondo il 23,5% degli imprenditori. Come conseguenza della riduzione del potere d’acquisto o si sono ridotti gli acquisti o la qualità dei beni acquistati.
Per quanto riguarda i metodi di pagamenti, cresce la richiesta di metodi di pagamento digitali (lo conferma l’81% dei commercianti). E tra i servizi più richiesti ci sono la consegna a domicilio, la possibilità di prenotare o acquistare tramite app e l’utilizzo dei social network e messaggeria.
Infine, appare evidente che non si potrà più prescindere dalla sostenibilità ambientale delle proprie scelte: secondo poco meno del 25% delle imprese ha influenzato le scelte e le abitudini dei consumatori negli ultimi tre anni.
Professionalità e cultura
Un altro elemento che emerge tra le righe della ricerca è che sarà sempre più necessario un alto livello di professionalità.
«Non è un caso che patiscano più i bar dei ristoranti. Solitamente chi apre un ristorante ha un progetto più strutturato, competenze in cucina. Ma anche nella gestione di un bar è importante conoscere le miscele dei caffè, scegliere bene le materie prime», spiega Coppa. Diventa centrale la formazione, pensare percorsi di accompagnamento all’imprenditorialità. Ma anche dal lato dell’acquirente è importante fare cultura per spingere a un acquisto consapevole. «Difficile competere con chi non deve avere negozi, magazzino, ha costi decisamente ridotti e paga meno tasse – conclude Coppa –. Ma gli esercizi commerciali svolgono un ruolo centrale nel tessuto urbano, una strada con tutte le serrande abbassate ci piace di meno e bisognerebbe tenerlo a mente quando si fanno acquisti online. È importante fare cultura in questo senso, partendo dalle scuole.»
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