Restworld, la startup etica nel settore della ristorazione
Restworld, startup innovativa torinese, nata nel 2020 da un team di psicologi del lavoro e ingegneri under 30, mira a diventare un punto di incontro “agevole” tra domanda e offerta di lavoro nella ristorazione, nel turismo e nell’ospitalità. Attraverso lo snellimento delle procedure e la garanzia del rispetto delle normative, Restworld punta a una gestione smart del capitale umano, lavorando in continuità su due piani: da un lato garantendo offerte lavorative serie e affidabili per chi cerca lavoro tramite la loro piattaforma; dall’altro fornendo ai clienti una selezione mirata di candidati per le posizioni aperte, in tempi brevi.
Etica, sostenibilità e innovazione sono gli elementi cardine del progetto.
Con Davide Lombardi, COO e Co-founder, per Piemonte Economy, abbiamo parlato di quella trasformazione culturale, ancora prima che ecologica e digitale, che urgentemente dovrà affrontare il settore Horeca, perché possa tornare a essere attrattivo e competitivo nel presente e per il futuro. Abbiamo quindi approfondito le novità che intende apportare Restworld.
Nell’ambito dell’attuale processo di transizione ecologica e digitale, cosa serve al settore Horeca per rimanere al passo coi tempi?
“Ancora prima della transizione ecologica e digitale, stiamo vivendo sicuramente quella che è una profonda transizione culturale del settore. Quindi ancora prima dei due aspetti sopracitati il settore deve e dovrà adattarsi alle nuove esigenze e ai nuovi valori che i lavoratori e le lavoratrici stanno manifestando apertamente dal post Covid. Queste nuove necessità passano certamente anche attraverso il rispetto dell’ambiente e l’utilizzo della tecnologia, asset ormai imprescindibili in qualsiasi settore.
I segreti dunque per rimanere al passo con i tempi sono due: il primo è la formazione continua, che deve avvenire sicuramente per i datori di lavoro e poi per i collaboratori. La seconda è la focalizzazione sulle risorse umane come vero valore aziendale. Arriviamo da un retaggio quarantennale in cui le persone sono state messe in secondo o addirittura in terzo piano e i risultati li stiamo vedendo (e vivendo) proprio in questo periodo”.
Cosa deve cambiare all’interno dell’ecosistema lavorativo ristorativo perché possa tornare a essere attrattivo?
“Anche qui i cambiamenti da effettuare sarebbero molteplici ma te ne dico tre: maggior equilibrio lavoro-vita privata, prospettive chiare di crescita, retribuzione adeguata. Per far sì che questi cambiamenti avvengano serve il lavoro congiunto di tutte le parti coinvolte: aziende, scuole, Stato, addetti ai lavori. Senza un piano d’azione chiaro e mirato per risollevare le sorti del comparto Ho.re.ca. credo sia davvero difficile avere risultati nel breve termine.
Esempio: il taglio del cuneo fiscale è una cosa apprezzata e giusta, ma dal nuovo decreto lavoro 2023 si evince che durerà fino alla fine dell’anno. Rischia di esser considerato un ‘contentino’ dai diretti interessati e non una vera e propria presa di posizione, volta al miglioramento del settore”.
Come si inserisce in questo contesto Restworld? Quando nasce e quali sono i cambiamenti che intende apportare al settore?
“Restworld nasce poco prima dell’inizio di questa tempesta chiamata Covid. Nasce dalla tesi di laurea in Psicologia del Lavoro mia e del mio socio, Luca Lotterio. Dopo aver indagato in tempi non sospetti come riqualificare un settore che stava sempre di più perdendo appeal, abbiamo deciso di costruire una soluzione concreta, partendo dal fare bene una cosa: la ricerca e selezione delle figure da inserire nel proprio staff.
Il nostro focus è sempre stato quello di mediare domanda e offerta in modo smart ed efficace, andando a costruire un servizio di recruiting su misura per questo settore. La nostra posizione è ovviamente quella di garantire offerte lavorative serie e affidabili per chi cerca lavoro tramite la nostra piattaforma. Dall’altra parte, vogliamo aiutare i nostri clienti a costruire un iter di ricerca e selezione mirato per individuare le persone più adatte a ricoprire i ruoli rimasti scoperti.
Ci siamo accorti che i metodi utilizzati sinora si sono rivelati poco efficaci, in quanto ancorati a modelli non strutturati, come il passaparola, oppure basati sull’utilizzo di strumenti potenzialmente efficaci, ma senza una strategia concreta alle spalle”.
Sostenibilità e innovazione, come si declinano questi due importanti temi all’interno del modello di business di Restworld?
“L’innovazione nella nostra azienda riguarda l’ottimizzazione di processo e la verticalità di quest’ultimo. Abbiamo preso quello che è un iter classico di ricerca e selezione e l’abbiamo ricostruito in funzione delle esigenze del settore. Dopodichè abbiamo automatizzato attraverso dei software proprietari parte del processo stesso, per renderlo più veloce e più economico per il cliente finale.
I nostri fantastici manager sono infatti in grado di gestire mediamente quattro volte i clienti che gestiscono i recruiter nelle varie agenzie, questo grazie alla nostra piattaforma che svolge gran parte di quelle task che normalmente sono fatte manualmente. Oltre a ciò, abbiamo oltre 70.000 persone iscritte in piattaforma che cercano lavoro nel settore, e qui arriva anche la parte di sostenibilità, che è una sostenibilità sociale. Ci impegniamo infatti a garantire contratti di lavoro giusti per i nostri iscritti, combattendo tutto quello che è sfruttamento e lavoro nero. Ci facciamo promotori di tutta quella che è la ristorazione sostenibile e illuminata, fatta di imprenditori e imprenditrici capaci e che non hanno bisogno di utilizzare “scorciatoie finanziarie” per arrivare a fine mese. Questi sono i clienti che vogliamo e che cerchiamo affinché collaborino con noi.
Anche il nostro modello di business è diverso dagli altri, lavoriamo infatti con una subscription rinnovabile mensilmente. Puoi assumere quante persone vuoi senza nessun esborso aggiuntivo”.
Come funziona in concreto la vostra piattaforma? Quanti membri conta oggi?
“A oggi siamo in 14. Il nostro servizio si basa sull’affiancamento da parte di uno dei nostri manager che gestisce in toto la ricerca del nostro cliente. Come funziona? Dopo un’accurata intervista per capire le reali necessità, la nostra tecnologia sponsorizza l’offerta di lavoro sulla nostra piattaforma interna, su 12 job boards diverse, su riviste di settore, sui social e su altri canali che testiamo continuamente. Dopodiché viene fatta una verifica delle candidature arrivate e degli interessati alla posizione. Ordinati sulla base di un indice di affinità, vengono individuate le risorse più in linea e inviate al cliente già pronte per colloquio e/o prova. Il tutto in 4 o 5 giorni. Questo iter viene ripetuto settimanalmente e l’output è dunque una rosa con candidati in linea e già a conoscenza delle caratteristiche contrattuali che l’azienda ha in mente. Il cliente può assumere illimitatamente tutte le persone che vuole.
Con questo sistema troviamo lavoro in media a 40/50 persone ogni mese. Abbiamo collaborato in tutto con più di 600 aziende del settore”.
Di recente avete annunciato la chiusura di un round di finanziamento per un totale di 500mila euro, di cui 200mila raccolti a giugno 2022, e 300mila raccolti ad aprile. Obiettivi di impiego di tali risorse?
“Andremo a investire questi fondi sullo sviluppo tecnologico delle nostre piattaforme proprietarie, in tutto tre, e sullo sviluppo e ampliamento del team interno con l’obiettivo di posizionarci sempre di più come punto di riferimento per l’incontro tra domanda e offerta del settore”.
Leggi altri articoli: in Primo Piano – Start Up e PMI Innovative