• 28/11/2024

CGIL Torino ha una nuova segretaria

 CGIL Torino ha una nuova segretaria

Gabriella Semeraro – segretaria generale CGIL Torino

Industria, green economy, sanità e mobilità sostenibile: le sfide per Gabriella Semeraro

Comparto industriale, green economy, mobilità sostenibile, sanità. Queste le prime sfide con cui si dovrà misurare Gabriella Semeraro, da circa un mese, alla guida della Cgil Torino. Subentrata a Enrica Valfrè, la nuova segretaria generale arriva dal mondo della Funzione pubblica. Nel 2022 è entrata nella segreteria regionale della Cgil Piemonte, dove si è occupata di politiche della Sanità, socio-assistenza, politiche della cooperazione e del terzo settore, appalti e legalità.

L’incarico arriva in un momento particolarmente delicato, non solo per Torino, ma non mancano opportunità da cogliere, come quelle offerte dal Pnrr.

Quali sono i primi obiettivi che si è posta?

«Il primo obiettivo è trasformare il più possibile il lavoro precario, povero, in lavoro ricco e buono.

Prima la crisi iniziata nel 2008, poi la pandemia hanno causato una crescita eccessiva del lavoro precario, con conseguenze enormi su tutti i settori. Per la sua storia e per le sue caratteristiche, Torino deve raccogliere questa sfida. È un tema ampio, complesso, su cui è necessario il coinvolgimento delle istituzioni.

Il comune sta spingendo molto sui grandi eventi, musicali e sportivi, ma per essere davvero attrattivi in questo settore, è necessario colmare alcune lacune del settore alberghiero, della mobilità, delle infrastrutture e per farlo, anche qui, è necessario ridurre al minimo il precariato.

Infine, siamo convinti che l’industria rimanga un settore determinante per Torino e per l’area metropolitana».

A proposito di “lavoro buono”, in campo sanitario si muove qualcosa, con la firma dell’accordo con Città della Salute per l’avvio di assunzioni straordinarie, stabilizzazioni e abbattimento del precariato. Traguardo raggiunto o punto di partenza?

«È stato il risultato di una lunga vertenza sindacale: siamo riusciti a usare il decreto Calabria per aumentare i tetti di spesa per il personale. Ma si tratta di un risultato ancora insufficiente. Il Pnrr, nella sua missione 6, introduce la possibilità di nuovi investimenti in edilizia sanitaria, per rendere più capillare la medicina territoriale, ma non fa riferimento al personale. Quindi ci chiediamo, chi garantirà il funzionamento di questi presidi? Il risultato sarebbe un incremento della carenza di personale, che già oggi in gran parte è coperta da personale a gettone, che permette di garantire un servizio minimo, ma non entra nell’organizzazione e ha un trattamento salariale decisamente diverso.

Per risolvere questa criticità relativa al personale, abbiamo chiesto la possibilità del superamento del tetto di spesa, ma in finanziaria non abbiamo visto nulla di tutto questo.

Vogliamo ribadire in modo inequivocabile il nostro sostegno alla sanità pubblica, contro ogni deriva verso forme private. E su questo tema vogliamo una risposta dalla politica: tra 10, 15 anni come sarà organizzato il sistema sanitario italiano? Come saranno gestite le politiche sociali?

È fondamentale che la politica apra dei tavoli specifici, anche con i sindacati, per affrontare queste sfide. Se la popolazione continua a invecchiare e diminuiscono le nascite è chiaro che i problemi aumentano. È necessario intervenire subito»

E da dove si parte?

«Il Pnrr offre delle possibilità, credo sia uno strumento interessante per mettere in atto serie politiche industriali, ma ci vuole un coordinamento nazionale da un lato e un coordinamento territoriale dall’altro. Costruire un piano per le politiche industriali serio, vuol dire aprire un tavolo di lavoro con istituzioni, organizzazioni datoriale e sindacali, per un confronto sul futuro che vogliamo per Torino. Quale sviluppo per l’automotive e per Mirafiori? Come affrontare in maniera strutturata la sfida della transizione ecologica? Credo siano questi i pilastri da cui partire per costruire le basi per un lavoro buono, stabile e forte»

Altra sfida non semplice è quella di recuperare il terreno perso dal sindacato con i più giovani. Come la si affronta?

«Il linguaggio è cambiato e questo è un problema non solo del sindacato. È necessario trovare un linguaggio comune per interpretare i bisogni dei giovani, intercettarli e costruire insieme a loro nuove politiche.

Con l’offerta lavorativa di oggi, spesso si entra in modo strutturato nel mondo del lavoro ad età avanzata o comunque quando non si è più così giovani e quindi per il sindacato è ancora più difficile raggiungere i più giovani. Inoltre, quelli che possono, dopo percorsi formativi di alto livello, spesso scelgono di non restare sul territorio e andare all’estero, per questioni retributive, di soddisfazione personale.

Quello dei giovani, sarà uno dei grandi temi da affrontare con la segreteria della Cgil»

Altra sfida complessa è quella legata agli incidenti e alle morti sul lavoro.

«Ritengo sia inaccettabile nel 2023 che qualcuno possa morire per lavorare. Deve essere un tema affrontato a livello istituzionale. Dobbiamo soprattutto affrontare il problema della carenza di personale dei servizi ispettivi. Le regole esistono, ma per carenza di personale mancano i controlli. Anche qui servono investimenti»

Ha citato più volte l’importanza del dialogo con le istituzioni: come sta andando?

«È uno dei settori su cui dobbiamo lavorare. Penso ad esempio alla vicenda Mirafiori. Da una parte c’è l’azienda, dall’altra Comune e Regione, ma manca l’organizzazione sindacale. Io sono molto interessata a partecipare a questi tavoli, per verificare le strategie di Stellantis, per mettere temi importanti sul tavolo, relativi al piano assunzionale. Sappiamo che in questo momento il volume di produzione della 500 elettrica sta crescendo, ma il personale resta lo stesso. Se il lavoro aumenta e sono necessari straordinari, perché non si pensa a nuove assunzioni? Oppure, vorrei sapere che fine farà la linea Maserati, che attualmente si produce a Mirafiori.

Abbiamo perso la partita per lo smontaggio delle batterie elettriche, che avrebbe potuto essere driver importante anche per altri comparti, ad esempio legati al riciclo e altri settori della green economy. Ci sono dei piani alternativi? Stellantis ha nuovi modelli di auto?

Vorremmo un confronto diretto, è nostro interesse che aumenti il lavoro e crescano le opportunità di lavoro in questa città».

 

Luca Indemini

Redazione

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